Area archeologica di Larino
Via Dante Alighieri – Larino (CB)
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Tel.: 0874.4271 – 0874.822787
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Orari di apertura:
Lunedì e Domenica: CHIUSO
Martedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì e Sabato: 09:00-13:00
Ingresso gratuito.
- Qualora l’utenza fosse interessata all’ingresso nell’area archeologica in un orario diverso da quello sopraindicato potrà concordare un appuntamento telefonando ai seguenti numeri: 0874.4271 – 0874.822787 ovvero inviando una mail ai seguenti indirizzi di posta elettronica: sabap-mol@cultura.gov.it – mariachiara.santone@cultura.gov.it
Importante centro situato nel territorio controllato dai Frentani meridionali in epoca preromana, il sito dell’odierna Larino era frequentato già in età preistorica e protostorica. I Frentani avevano rapporti diretti con i Dauni, popolo che occupava l’area grosso modo corrispondente all’attuale provincia di Foggia, e Larino si trovava al centro di vie di comunicazione che univano la costa adriatica al Sannio interno.
Il primo impianto della città, risalente all’età arcaica (VII-VI sec. a.C.) e testimoniato da sepolture, fu regolarizzato nel IV sec. a.C., con l’adozione di uno schema a maglie regolari detto ippodameo dal nome del suo ideatore, l’architetto Ippodamo di Mileto. A questa fase risalgono resti di murature, tracce di una strada realizzata con ciottoli e un santuario di età ellenistica rinvenuto sotto via Jovine. In località Monte Arcano è stata invece individuata una necropoli di VI sec. a.C., mentre altre aree di sepoltura sono emerse alle pendici del Montarone (V sec. a.C.) e in località Carpineto (IV-III sec. a.C.). Il massimo sviluppo dell’abitato si ebbe tra il III e il II secolo a.C., con la nascita di una zecca locale testimoniata dai rinvenimenti numismatici e chiaro indice del rilievo di Larinum da un punto di vista amministrativo, commerciale ed economico. Il ruolo di città di frontiera, a contatto con comunità della Magna Grecia e italiche, è rispecchiato dalle monete, prodotte secondo un doppio sistema ponderale e con legenda sia in greco, sia in lingua osca. In questo periodo il
Divenuta alleata di Roma nel corso del III sec. a.C., la città fu trasformata in municipium, cambiando regime amministrativo, solamente a seguito della Guerra Sociale (91-88 a.C.). Gli insediamenti rurali già presenti in età ellenistica, di cui sono state rinvenute tracce a San Martino in Pensilis e a San Giacomo degli Schiavoni, raggiunsero in questo periodo un notevole livello di sviluppo, con una maggiore specializzazione delle colture e un maggiore utilizzo di manodopera servile finalizzati all’aumento della produzione per l’esportazione. Anche l’edilizia cittadina rimase attiva, come dimostrano i resti di una domus repubblicana, che sarà ristrutturata in epoca imperiale. Dalla domus è emerso il mosaico che rappresenta cernie e polpi, attualmente visibile nell’area archeologica.
Un’importante fonte per la conoscenza della Larinum di I secolo a.C. è Cicerone, la cui orazione Pro Cluentio, pronunciata nel 66 a.C. a difesa di un illustre larinate accusato di aver avvelenato un rivale politico, fornisce un interessante spaccato della società del municipio. Con la fine della repubblica e l’avvento del principato, per Larinum iniziò un periodo di prosperità, durato fino al II sec. d.C. e testimoniato dalla nascita di nuovi edifici e spazi monumentali. L’area del Foro fu oggetto di interventi di monumentalizzazione dalla metà del I secolo d.C., come ha dimostrato lo scavo nell’area di Torre Sant’Anna, che ha restituito una zona artigianale, una serie di edifici pubblici probabilmente connessi all’antica area pubblica ed elementi architettonici (statue, colonne, capitelli e basi) che permettono di ipotizzare l’esistenza di un porticato. Il tempio rinvenuto nell’area e costruito nello stesso periodo potrebbe essere stato dedicato a Marte. Una delle aree sepolcrali in uso in epoca imperiale (II-III sec. d.C.) è stata rinvenuta lungo la strada Larino-Casacalenda, nella zona dell’attuale stazione ferroviaria.
L’anfiteatro, realizzato in epoca flavia (69-96 d.C.), fu in parte ricavato dal banco tufaceo presente nell’area, dal quale vennero ricavati il primo e il secondo ordine di gradinate, e in parte costruito in elevato. Si conservano l’arena con il podio, il piano inclinato dell’ima cavea, alcuni vomitoria (vie di accesso per il pubblico) e le strutture dell’ambulacro del primo ordine. Nei pressi dell’arena furono realizzati edifici termali contraddistinti da mosaici di particolare bellezza, che rappresentano motivi geometrici, animali marini e fantastici. Gli scavi in città hanno portato alla luce anche una via lastricata, fiancheggiata da botteghe e abitazioni con resti di pavimenti decorati, uno dei quali era arricchito dal “mosaico del kantharos”.
Già prima della dissoluzione dell’Impero Romano d’Occidente, la città subì un lento declino, come si evince dalle tracce di abbandono e spoliazione dell’anfiteatro, che divenne un’area sepolcrale. Il definitivo abbandono del sito in pianura si ebbe nel IX secolo, quando le incursioni dei Saraceni spinsero gli abitanti a rifugiarsi sulle alture.
Ultimo aggiornamento
20 Settembre 2022, 13:50